Brunello Lupi e Sirene Riserva 2008 93
Rosso di Montalcino Bonsai 2009 93
Rosso di Montalcino Amore e Magia 2009 90
Syrah Cielo di Ulisse 2008 90
Ci sono storie che a volte si ripetono, perché è stato al Benvenuto Brunello del 2013, venerdì 22 febbraio, che, giunto al 121° assaggio (ho tutto scritto ed ero con qualche difficoltà ormai a muovere la bocca e le parole per una incombente cementificazione tannica delle mascelle), che appare nel bicchiere un Brunello tanto sconosciuto quanto celestiale ai profumi.
Nonostante fossi (un tantino) provato in quel rutilante concedersi di vini e stessi quasi per perdere la curiosità (bisogna sapersi fermare ad un certo punto, quando la bellezza di una cosa può finire in una stanca esagerazione abbrutente), ecco apparire qualcosa che rompeva gli schemi, le similitudini ripetitive di una giornata e con un colpo d’ala rimetteva tutto in un ordine completamente diverso e al tempo stesso in un supremo spazio di armonia carico di luce.
Leggevo nel foglio d’ordine. Podere Le Ripi, Brunello Lupi e Sirene 2007. E mi chiedevo, come per il Carneade manzoniano, chi fosse mai costui, da dove apparisse questo vino incantatorio?
Intanto dal calice continuavano a salire aromi superbi in un mix preziosissimo di legni, frutti rossi e neri, creme dalle raffinatissime suggestioni, poi tabacco, spezie e tutto in una sensazione di bellezza e di dolcezza senza pari. Alla bocca poi questo Brunello era tanto meravigliosamente cremoso da svellere in soavità anche quei precedenti, durissimi e crudi tannini altrui.
Era lì, davanti a me, il vino che dava un senso alla giornata e dimostrava come il fuoriclasse poi svetti, si separi da tutto il resto del mondo, anche in mezzo a stanchezze e sfinimenti. Se si possiede una marcia in più, un’anima più vasta, anche tra altri vini sicuramente importanti (ma tutto questo vale certamente anche per gli uomini) si emerge in una originalità superiore, non avvicinabile, non replicabile da nessun altro.
Leggo poi nel foglio che è disponibile anche il suo Rosso di Montalcino Amore e Magia 2009 (campione di botte). Chiedo di assaggiarlo. E di nuovo un altro grandissimo vino che si conferma. Un Rosso così, una leggiadria, un’impalpabilità, una crema …
Parto poi ad informarmi, avere notizie. Il produttore, Francesco Illy, che non conoscevo. Certo della famosa famiglia, immagino. E poi così, nei tempi successivi, le visite in azienda. La disponibilità a farmi assaggiare tutti i vini, a partire da quelli in gestazione nelle botti. E impressioni davvero molto alte. Tanto che nel febbraio 2014, nella serata del giovedì che precede la giornata degli assaggi a Benvenuto Brunello, dove potevo essere a cena (arrivato alle 5 e mezzo per poter così testare in precedenza tutti le botti, barrique e vasche possibili)?
Allora, facciamo il punto e andiamo con più chiarezza. Dei vini attualmente in commercio dirò subito. Ma l’impressione in queste visite di vigne e di cantina è che Francesco Illy, acquistato questo podere di 54 ettari nel 1998 e iniziati gli impianti di vigna nel 2000 (arrivano oggi a 14 ettari), abbia sentito fortissimo l’impulso di sperimentare, tentare, capire. E assaggiando ora i suoi vini, e rivedendomi seduto in quel tavolo d’assaggio a strabuzzare gli occhi davanti all’inedito, capisco come essi siano il frutto di una fortissima cultura europea, intendendo questo nel suo senso migliore, più alto e nobile.
Credo che in questo Brunello ci sia quel salto culturale che personalmente aspettavo da decenni (frutto proprio di quella migrazione di idee e intelligenze che qui c’è stata), che svecchiano quel tanto di ripetitivo e stantio, che si crea sempre all’interno di una docg, anche se importantissima.
Ma appunto non sono affatto estranei a tutto questo i decenni che Francesco Illy ha trascorso in giro nel mondo, a studiare le piantagioni di caffè, le loro diverse varietà e biotipi, così come i suoli, le altitudini, i climi. E poi le analisi e le ricerche in laboratori di avanguardia a studiare campioni che giungevano da centinaia di diverse piantagioni, a capire le componenti più nobili, le più finemente aromatiche, così come quelle invece più amare ed astringenti. I come ed i perché. Le tipologie e i sistemi di allevamento, i suoli, le iterazioni nei particolari microclimi.
Mi sembra appunto fondamentale come lui, arrivando a Montalcino con questo background di esperienza, parta immediatamente dalla conduzione biologica nelle vigne, ora tutte in riconversione biodinamica. Il risultato insomma di tutta questa esperienza precedente significa a Podere Le Ripi operare nella naturalità più totale, bandendo ogni prodotto chimico e con un sacrificio e una selezione di uve tassativa, portando in cantina solo acini di una maturità e di una dolcezza straordinaria, con l’utilizzo inoltre in fermentazione di solo pied de cuve delle sue piante. Ed in cantina un uso di magnifici legni, prolungato sicuramente, ma estremamente scaltrito, colto, raffinatissimo, vorrei dire virtuosistico in quanto a bravura.
Quello che mi interessa poi è l’andare oltre di Podere Le Ripi rispetto alla norma e dunque vengo subito alla novità di queste vigne a Sangiovese che partono nei primi impianti con una fittezza di ceppi che passa dalle 5.000 nel 2000, poi a 6.600, a 11.000 e finalmente nel 2005 al vigneto bonsai con 62.500 piante ad ettaro.
Quale il senso di tutto questo, che avrà un peso poi fondamentale nei futuri vini? Costringere la pianta a cercare nutrimento nel terreno e ad affondare subito il suo apparato radicale a metri e metri sottoterra, in modo da avere così un’alimentazione varia, vasta e composita di sostanza minerali e a non soffrire inoltre di stress idrico nelle siccità estive, quando le piante si “agostano”, vanno come in letargo, interrompono l’alimentazione dei grappoli, con un prosciugamento intimo di tutti i condotti nutrizionali, che diventano causa poi di quei tannini secchi e disidratati che si avvertiranno nei futuri vini.
Di questi nuovi vigneti si avvantaggerà l’etichetta Bonsai, prodotta inizialmente (2007) in poche centinaia di esemplari, ma che sta andando a crescere nelle vendemmie successive e che viene oggi etichettata come Rosso di Montalcino (Francesco Illy è stato tra i promotori anni fa della difesa del Rosso con l’utilizzo esclusivo di uve di Sangiovese, quando era in atto il tentativo di introdurre su questa denominazione anche l’uso di uve internazionali, e sente dunque la responsabilità a mantenere anche questo secondo vino ad un livello elevatissimo), ma parliamo in sostanza di un vino che ha gli stessi tempi di legno e di cantina di un Brunello.
Venendo dunque agli assaggi, il Brunello Riserva 2008 Lupi e Sirene colpisce in questo suo bagaglio aromatico di incomparabile ampiezza e preziosità, quale nessun altro Brunello possiede (lo riteniamo superiore per polpa e vastità alla versione 2007), in cui le sensazioni di frutti appaiono morbidissime e nello stesso tempo meravigliosamente fuse, intrise di legni speziate e finezze mentolate e balsamiche in un unicum di totale originalità. Si respira qui una suprema eleganza di creme, vaniglie tostate, tabacco, spezie, caffè, ma al tempo stesso una compattezza, una freschezza ed una forza intima che deve ancora dispiegare tutta la sua energia. Grandissimo vino interpretato in uno stile superbo e credo un grande passo per tutte le future possibilità espressive del Brunello.
Ma a questo punto può essere molto interessante comparargli accanto il Rosso di Montalcino Bonsai 2009. Certo sono differenti le annate, ma in particolare è diversa l’età di questi quadrati di vigne (impiantate nel 2005) e soprattutto il sistema d’allevamento con appunto 62.500 ceppi ad ettaro. Medesimi comunque nei due vini i tempi di legno, che nel Bonsai si sono comunque (i quantitativi sono modesti) tutti svolti in legni piccoli.
Salta qui agli occhi come il colore sia più profondo ed il Bonsai appaia sicuramente più giovane e non ancora completamente espresso. Ma è certamente uno degli assaggi più belli ed esaustivi compiuti sul Sangiovese. La polpa dei suoi frutti rossi maturi su questo sfondo prezioso di legni è una sonora cascata di aromi in gestazione dentro un corpo concentrato, grasso, superbo, di impressionante spessore e nello stesso tempo con il delicato, elegantissimo incedere dell’adolescente. Perché si avverte appunto anche la gioventù delle vigne e la formosa femminilità dell’insieme.
Volevo però soprattutto sottolineare l’impressionante, assoluta sericità dei suoi tannini alla bocca, la loro diversa qualità e tattilità. Nessun Sangiovese che ho sentito in questi 40 anni possiede tannini tanto garbati, cremosi e fusi, in una parola, nobili. Una delizia che fa apparire il Lupi e Sirene, che pure da solo sembrava tanto deliziosamente morbido, sicuramente più virile, graffiante e in qualche misura appena ispido al confronto.
E’ sicuramente questo il primo risultato tangibile di un vigneto con tale fittezza, dove i grappoli sono stati nutriti armoniosamente e in un continuum temporale costante, anche nel pieno della calura d’agosto. Ed è un altro tassello che Podere Le Ripi pone sulla sua strada verso il miglior Sangiovese possibile. Un vino dunque importantissimo ed in fieri, che con le sue qualità conferma quanta strada abbia ancora da compiere il nostro vino e come, in particolare, tutti i vitigni autoctoni abbiano un lavoro ed uno studio profondo, ma necessario, da affrontare sul tema della qualità dei loro tannini, sul loro rapporto poi con le acidità, sulle maturazioni fenoliche, sul colore, sui legni.
Tornando così agli assaggi di Podere Le Ripi, ho ritrovato quest’anno quel Rosso di Montalcino Amore e Magia 2009, ormai imbottigliato e con il giusto tempo di vetro, che mi è apparso un vero splendore, superiore e per distacco a quasi tutti i Brunelli 2009 assaggiati, di cui ha comunque le stesse tempistiche di cantina. Ed è anche una impegnativa conferma di qualità e di stile da parte di questa azienda. Parliamo così di un vino di rarefatta preziosità, femmineo, sinuoso, di deliziosa eleganza. E davanti al Lupi e Sirene appare solo appena meno concentrato e più pronto, aprendosi in leggiadre essenze preziose e frutti che tendono tutti alle creme.
Ultima nota infine sul Cielo di Ulisse 2008, che è un Syrah in purezza, vitigno che ha dimostrato una notevole vocazione su questi terreni. Ed anche qui il timbro stilistico di Podere Le Ripi è fortissimo, notevole la concia dei legni e colore assai profondo su un naso di grande suggestione con toni crepuscolari, un po’ languidi, di creme opulente, tantissime spezie dolci su un fondo di terre bagnate, sottobosco, fumo. Una bocca poi in cui tutto appare fuso e resta al palato una lunga sensazione balsamica.
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