Il Lazio
Per evidenti ragioni geografiche questo territorio l’ho seguito più di altri negli ultimi 20 anni. E da 11 curo la sezione Produttori di Vino per la Guida Ristoranti di Roma e del Lazio de La Repubblica.
Continua a leggerePer evidenti ragioni geografiche questo territorio l’ho seguito più di altri negli ultimi 20 anni. E da 11 curo la sezione Produttori di Vino per la Guida Ristoranti di Roma e del Lazio de La Repubblica.
Continua a leggereL’internazionalità e la sorpresa. Sì, perché l’azienda è storica per quanto riguarda lo Chardonnay, con l’apparizione negli anni ’90 del Calanchi di Vaiano e del Falesia. Ma i suoi primi tentativi su vini rossi importanti non ci avevano persuaso.
Continua a leggereLa volontà e l’intelligenza enologica. Perché parliamo oggi di una corazzata dei vini del Lazio con più di 150 ettari di vigneti nell’Agro Pontino, dove pochi decenni fa non c’era nulla che riguardasse la vite.
Continua a leggereIl tesoro nascosto. Perché del Nero Buono per decenni se ne è saputo poco o niente. Miscelato in qualche etichetta di rosso, un po’ confuso, un po’ coperto.
Continua a leggereÈ, a mio avviso, il vino della regione dal potenziale in assoluto più alto. Lo seguiamo sin dal suo esordio con la 2010 e dobbiamo dire che la crescita l’abbiamo verificata con la 2011. Ma ora con la vendemmia 2012, più diretta e nitida ai profumi, l’avvertiamo davvero sostanziosa e prorompente.
Continua a leggereLa sperimentalità assoluta. Matteo Ceracchi, il patron aziendale, ha solo 32 anni, ma già decenni di vendemmie alle spalle in una passione sconfinata per il vino, che vive da sempre come un tentativo continuo, una ricerca a tutto campo mai completamente appagata.
Continua a leggerePotremmo dire: la conferma. Perché che il Nero Buono sia un vitigno importante, in grado di dare luogo a vini di qualità impensabilmente alta, ne siamo convinti da tempo. Ma, affinché questo arrivi poi al pubblico, occorre che siano tante le etichette da questo vitigno a sorprendere.
Continua a leggereUn salvataggio prezioso. Vino raro il Giacché, nato dal recupero di un vitigno che 10 anni fa era presente solo ormai in pochi esemplari sopravvissuti nella campagna di Cerveteri.
Continua a leggereParliamo dell’apripista ai grandi rossi moderni del Lazio. Era intorno al Natale del 1993, quando lo assaggiavo per la prima volta, appena svinato, nella vecchia cantina della Falesco assieme a Riccardo Cotarella. Il nome del futuro vino era ancora tutto da decidere, ma quel Merlot aveva una marcia in più.
Continua a leggereIl fatto di aver ritrovato in cantina una bottiglia di Vigna del Vassallo 1997 (allora così era possibile chiamarlo) ha reso questo nuovo assaggio del Vassallo ‘11 (tale il nome moderno del vino, in quanto al termine “Vigna” si può accompagnare solo un toponimo di comprovata storicità) certamente ancora più intrigante.
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