Paterno 2011 90
Pardimiglio 2009 90
La scommessa vinta. Perché quando ormai molti anni or sono, nel 2004, Roberto Trappolini ci parlò di aver impiantato una nuova vigna a Sangiovese a 6.500 ceppi per ettaro abbiamo avuto più di una perplessità, che del resto manifestammo subito. Sappiamo quanto il Sangiovese sia difficile ed abbia bisogno di aree di elezione per dare un grande risultato. Personalmente ritengo che se ne coltivi anche troppo nel Centro Italia e ne spianterei tanto, là dove porta a vini solo semplici e banali.
Però questo Paterno, passo passo, così come le piante maturavano, è cresciuto esponenzialmente, rivelando quella razza e quel passo che solo pochi Sangiovese possiedono ed almeno a partire dalla 2010 si colloca tra i grandi rossi del Lazio. Convince il corredo olfattivo che all’abbondanza di frutti rossi aggiunge un sontuoso sfondo tartufato e, più in alto, la sensazione rinfrescante ed eterea di menta. La bocca è poi assai flessuosa, elegante, morbida, lineare.
Ma c’è un altro vino che procede silenziosamente in questa cantina, prodotto in poche migliaia di esemplari e mai reclamizzato, ma custodito, a quanto pare, per una nicchia di carbonari che lo bevono segretamente. Parliamo dunque del Pardimiglio, giunto ora alla vendemmia 2009, da un taglio di Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese. Proprio per questo uvaggio il Pardimiglio non ha l’originalità del Paterno, rifacendosi allo schema del moderno rosso del Centro Italia. Però parliamo di un vino di grande personalità ed energia, nobile, di notevole bellezza e contemporaneamente di peso, di sostanza, in cui traspare anche bravura e sapienza tecnica, a dimostrazione anche di quanto lavoro e padronanza stilistica esistano oggi in questa regione.
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