IL CONTRAPPUNTO
Gli emergenti 2015 e 2016
nell’Alta Costa toscana
di Luciano Di Lello
Ho la fortuna di poter assaggiare frequentemente grandi rossi italiani degli anni ’80 e ’90, frutto di lavori e viaggi di decenni or sono. E sono verifiche che fanno pensare, perché i vini di quegli anni avevano tutta un’altra configurazione, un differente aspetto fisico, morfologico, frutto di una situazione climatica completamente diversa. Di certo rossi non opulenti, ma tesi e nervosi, snelli e soprattutto in molti casi ancora oggi in grado di esprimere una freschezza di frutto sorprendente.
Ecco, la mutazione climatica iniziata nel nuovo millennio ci ha via via guidato verso rossi con tutta un’altra maturazione in pianta, un altro grado alcolico ed una fisicità dunque prorompente, una solarità sontuosa e opulenta nei frutti, con vini così più densi di polpa, vasti e concentrati, risultato anche di vigne via via più vecchie. Personalmente ammetto che è una tipologia che mi aggrada anche molto. La bocca ridondante e cremosa di questi vini è una vera gioia. Ma chi avrà la ventura di vivere per altri 20-30 anni ci dirà poi se essi siano altrettanto longevi, cosa su cui nutro più di un dubbio.
Pensavo appunto a questo nell’assaggio dei migliori rossi dell’alta costa della Toscana sulle vendemmie 2015 e 2016. Ora non c’è dubbio che la 2015 nel suo andamento stagionale, con un’estate davvero torrida e siccitosa, sia un prototipo delle ultime annate e forse anche delle prossime che ci aspettano. Certo la nostra migliore viticoltura si è attrezzata con metodi ed accorgimenti di vigna per dare sollievo alle piante nel pieno di queste aride calure. Comunque nell’assaggio complessivo della 2015 un vago senso di staticità nei pur grandi rossi si coglie. Intendiamoci è un’annata importante, ma i suoi eccessi e la sofferenza che hanno causato qualche ruga, qualche segno nei vini inevitabilmente lo lasciano.
Tra le etichette emergenti che più mi hanno positivamente convinto c’è il Casa di Terra, un Cabernet Franc in purezza magnifico già nella 2013 e che lascia intendere come questo vitigno riesca ad adattarsi felicemente anche ad estati estreme. Parliamo di un rosso elegantissimo e sinuoso, ricco di dolcezza e balsami, che cresce via via nel bicchiere coniugando la potenza con un garbo e una finezza rara. Ma anche il Maronea, Bolgheri Superiore della stessa azienda, è ormai entrato nel rango dei grandi rossi del territorio. La 2015 qui lo contrae un po’, lasciandolo più chiuso e bisognoso di tempo di bottiglia. Ma su queste due etichette rimango anche con un’enorme aspettativa per quello che potranno essere nella 2016.
Il Foglio 38 della vicina Fornacelle mi porta ad un’ultima considerazione sulla ’15, ma anche in questo caso parliamo di un Cabernet Franc, che conferma l’adattabilità del vitigno, che qui ci dà un altro rosso realmente imperativo. Però che la 2016 potrà dare risultati superiori lo ricaviamo nella stessa azienda dal suo superbo Merlot Erminia in uscita. Ora questo vitigno così precoce è quello che più soffre le estati torride, con grappoli che maturano negli zuccheri ma non nelle componenti fenoliche. E la 2016, con un’estate più fresca ed il beneficio di qualche pioggia, ha regalato una maturazione tanto costante e graduale da offrire il miglior Erminia mai prodotto, pieno di richiami varietali che si aprono ai balsami e con una consistenza e tessitura incantevole, vino da saper conservare per gli sviluppi immensi che contiene. Ed anche poco sopra Bolgheri il La Regola e lo Strido 2016 segnano un sonoro cambio di passo dalla precedente annata, raggiungendo un’esemplare sintesi tra le capacità raggiunte dai nostri viticoltori ed i frutti di una vendemmia armoniosa. Anche qui parliamo nel primo caso di un magnifico Cabernet Franc e nel secondo di un Merlot (a conferma della grande simbiosi con il territorio), ma finalmente tesi, nell’equilibrio che esprimono, ad una longevità di gran lunga superiore.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.