Chardonnay Cuvée Bois 2002 92
Non è una vendemmia lontanissima, lo so. Parliamo però di un vino bianco. E le nostre tradizioni in questo senso non raccontano di una longevità esasperata. La 2002 inoltre non si porta certo dietro la fama di grandissima annata.
Va però tenuto presente come l’andamento climatico veramente negativo ci sia stato a partire dalla seconda metà – fine di settembre, penalizzando così pesantemente la maturazione delle uve rosse. Ho, ad esempio, ricordi di magnifici Sauvignon e Chardonnay dell’Alto Adige targati 2002.
Voglio anche dire che l’Italia è assai lunga e variegata. Già dunque è difficile ed erroneo timbrare una vendemmia in modo univoco per tutta la penisola. Le uve bianche inoltre guadagnano da un’estate più fresca. E nella stragrande maggioranza dei casi con il 15-20 di settembre sono già tutte in cantina.
Questo Chardonnay poi è una delle folgoranti apparizioni del nuovo millennio, da filari coltivati a Guyot con 7500 piante per ettaro, poste tra i 550 ed i 750 metri di altitudine ad Aymaville e a St. Christophe lungo il corso della Dora Baltea, poco prima e poco dopo Aosta. Il vino viene poi elevato sui propri lieviti per 10 mesi in botticelle da 3 quintali di rovere francese e con continui batonnage.
Il suo colore è oggi ancora bellissimo ed appena carico. Il naso è di estrema classicità varietale ed assieme appetitosissimo, con dolci toni di crosta di pane che si aprono al burro grigliato, al miele, alle spezie in una sensazione di lunga preziosità aromatica.
La bocca così si apre fresca, quasi piccante nella sua penetratività, al tempo stesso dolce e sapidamente minerale. Gran bianco bellissimo e acuto, magnifico da bere, elegantissimo, colto e sostanzioso, che rimane meravigliosamente tra le labbra con le sue stimmate di dolcezza. Sembra abbastanza prossimo all’apice, su cui potrà mantenersi poi per altro tempo, frutto com’è di una magnifica estate fresca.
Tra i migliori vini bianchi che ho assaggiato nell’anno.
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