Brunello di Montalcino Riserva 2008 91
Brunello di Montalcino 2009 89-90
I vini di questa azienda ci sono piaciuti sin dalle prime vendemmie per la grazia e l’eleganza che possiedono. Il luogo in cui nascono è poi di una bellezza sconcertante, che crea quasi una sana, umana invidia per chi può vivere in questi paesaggi e dentro questi colori.
Siamo sempre nell’area di Tavernelle, appena più in alto rispetto a Caprili. E la storia aziendale sembra ripresa da uno di quei film del sogno americano, dal finale rassicurante, ma che ha dato luogo a vini tanto buoni e, dunque veri, da essere rassicuranti sul serio e con una lunga strada in crescita.
E’ una storia che parte da Ferenc Matè che, ancora ragazzo, fugge assieme alla madre dall’Ungheria, dopo il fallimento della rivoluzione del ’56, ed approda in Canada, a Vancouver. Nel ’71 in un incrocio della città conosce Candace Wickerson, che, bellissima ed esausta, ai piedi di una salita chiede un passaggio con la sua bicicletta. Si sposeranno un anno dopo. Ed iniziano poi i loro viaggi nel mondo, la comune passione per la vela e la fotografia. Vivono così in California, a Parigi, a New York. Lui inizia a pubblicare libri di fotografia e sulle barche a vela, lei dipinge. Quando approdano poi in Italia, Ferenc Maté è già uno scrittore. La Toscana li stupisce e a questa regione lui dedicherà diversi libri di grande successo in America.
Prendono così casa a Montepulciano. Poi nel ’92 acquistano questo meraviglioso podere accanto alla chiesa di Santa Restituta. Nel ’97 iniziano i loro primi impianti di Sangiovese a 6.200 ceppi per ettaro.E lei riverserà tutto il suo senso estetico nel vino, scoprendone un’impensabile vocazione ed una capacità a creare bellezza in questa alchimia di profumi e sapori che così nascono, come estratti dalla terra e poi si combinano tra loro e si approfondiscono, si evolvono.
Ripetiamo, questi Brunelli sono di una particolare armonia ed eleganza e si avverte inevitabilmente un tocco ed una sensibilità femminile nel plasmarli, perché Candace Maté è la loro unica, reale artefice. E aggiungiamo dunque questo ulteriore tassello al grande melting-pot montalcinese, quello di una pittrice americana che interpreta il Sangiovese, ma anche, poi vedremo, le uve internazionali e sempre con un nitore ed un gusto particolarmente soave, aggraziato, delizioso.
Vini dunque ineccepibili sul piano formale fini, particolarmente nitidi ai profumi, anche se nelle prime vendemmie, con la gioventù dei vigneti, avevano una loro esilità, una delicatezza che li limitava nel tempo.
Oggi però le vigne sono più mature, il frutto è più lungo e sontuoso. Ricordiamo così (oltre un Rosso di Montalcino sempre inappuntabile e godibilissimo) i magnifici assaggi di tutte le ultime annate (in particolare 2006 e 2007) con la Riserva ad ergersi come Brunello di straordinaria integrità, pienezza e grazia al tempo stesso.
La 2009 con il suo andamento stagionale medio offre un Brunello appena più sottile rispetto alle ultime vendemmie, ma il suo timbro assai elegante e rarefatto dai profumi di ciliegia è lì ad indicare tutto il lavoro di vigna e l’ottimo dosaggio di legni selezionatissimi e nuovi. La bocca è poi percorsa da una minerale e rinfrescante venatura acida intrisa di balsami e spezie, per un vino assai gustoso e masticabile, che raggiungerà il suo picco entro 1-2 anni ed è un splendida anticamera delle vendemmie maggiori.
Come appunto la Riserva 2008, che ne rispecchia il quadro a livello gusto-olfattivo, ma dilatandone le possibilità e gli orizzonti per tutto quello che possiede in più di sostanza e corpo, di uve più mature e generose. Parliamo così di un Brunello di ricca voluminosità, generoso sul piano alcolico, pieno di creme e morbidezze che sono il suo lato femminile. Ma l’età in crescita delle piante dona ormai un frutto più profondo e rabbioso, più virile e goudronato in cui i toni di ciliegia e confettura si mescolano alle vaniglie tostate e sfumano nell’inchiostro, nelle spezie fini, nell’incenso in una summa di piacevolezza, ma anche di aristocratica austerità che molto ci intriga per le vendemmie a venire, a cominciare ovviamente dalla 2010.
Candace Maté ha poi tentato anche i vitigni internazionali, dandone delle versioni in purezza assai interessanti, a partire dal Syrah Banditone di grande ponderosità e grasso, poi il Merlot Mantus, che è andato sempre più arricchendosi nelle ultime vendemmie ed il Cabernet Sauvignon Mania, profondo e voluminoso, di buona tenuta tannica, anche se forse appena monotematico.
Sappiamo però che è in gestazione un blend tra questi vitigni. E un assaggio fatto su una prova da barrique ci ha davvero molto persuasi. Crediamo che stia davvero per nascere da questi vitigni una nuova etichetta di grande bellezza e futuro. E ne riferiremo sicuramente non appena il vino sarà presentato.
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