Brunello di Montalcino Riserva 2008 91
Brunello di Montalcino 2009 90
Parliamo di un’azienda storica di Montalcino, fondata nel 1965 da Alfo Bartolommei, che nello stesso anno impianta in questo podere la prima vigna a Sangiovese e che nel 1983 fa il suo esordio sul mercato con il Brunello della vendemmia ’78.
Questa famiglia però è qualcosa di più, perché è l’esempio di quel consistente nucleo di produttori di Brunello con un passato di mezzadri a Montalcino, che hanno poi riscattato il proprio podere intorno agli anni Sessanta, passando così da un’agricoltura mista ad una sempre più specializzata nella coltivazione della vite e nella produzione del Brunello.
E’ questo un gruppo assai interessante da un punto di vista produttivo e sociologico, perché storicamente ha rappresentato sempre l’ala più genuina e tradizionale del Brunello. Per taluni aspetti potremmo considerarla anche l’ala più conservatrice nel dibattito che c’è stato in questi ultimi 30 anni sulle modifiche da apportare al Disciplinare, anche per eliminare incongruenze e farraginosità incompatibili con un grande vino moderno.
Però all’interno di questa storia occorre tenere a mente due cose, la prima è che questi produttori possiedono ottimi siti da Brunello, vigne ragguardevoli così in punti storici e con una loro età ormai di piante e dunque lunga esperienza di vendemmie. La seconda è che, se è anche vero che questi produttori siano stati conservatori, hanno comunque avuto il grande merito di mantenere il Brunello (ed il Rosso di Montalcino) nell’utilizzo obbligato del Sangiovese in purezza, senza svoli o scorciatoie verso i vitigni internazionali (che non hanno portato poi a grandi traguardi o fortune in altre DOCG toscane). E poi ad una prima generazione attenta a non cambiare niente, ma comprensibilmente (il Brunello andava benissimo, era la loro fortuna, perché modificare?), ne sono seguite una seconda (ricordiamo cosa è stata tra la fine degli anni ’80 ed i primi anni ‘90 la Siro Pacenti con il figlio Giancarlo) e poi anche una terza assai più acculturate sul vino, che rappresentano oggi un grosso patrimonio di Montalcino e su cui personalmente mi sento di investire con grande fiducia.
Così l’ingresso in questi ultimi anni nell’azienda Caprili del giovane Giacomo Bartolommei, nipote di Alfo, e fresco di studi enologici, le ha fatto compiere un sostanzioso cambio di passo. Anche perché qui, vicino Tavernelle, siamo in uno dei siti eccelsi del Brunello, a circa 300 metri di altitudine, in un crocevia di ventilazioni costanti, sopra un suolo ricco di scheletro e minerali, con 18 ettari di vigne di biotipi unici di Sangiovese, acclimatati e reimpiantati poi dalla famosa vigna Madre del 1965.
Vinificazioni dunque più attente in questi ultimi anni, rinnovo progressivo del parco-legni, un gusto più consapevole della pienezza e della freschezza del vino e, pure in presenza di vendemmie non eccelse (ma abbiamo detto come intorno a questa area l’andamento climatico sia stato comunque positivo), questi Brunelli spiccano per bellezza, per una loro classicità, in cui viene fuori il tratto salino e sapido di Tavernelle.
Crediamo insomma che a Caprili si stiano rimettendo a punto tutta una serie di passaggi al fine di ottenere una materia prima più nitida e concentrata (ripetiamo siamo qui in un’area in cui il Sangiovese si esalta) e che questa poi deve crescere nel legno fino all’esatto equilibrio di complessità e freschezza di frutto.
A partire così dalla Riserva 2006 abbiamo avuto assaggi di grande bellezza, con vini deliziosi e dalla loro sontuosa armonia, carichi di frutto e al tempo stesso dinamici, saporosi. La 2009 di oggi presenta un Brunello con una notevole carica ieratica, solenne, ma al tempo stesso grasso e sontuoso alla bocca, in cui si avverte la finezza del tessuto, l’importanza del volume, la novità dell’impronta, carica di crema e di sapori
La Riserva 2008 è anche lei assai giovane, ancora un po’ cruda e con ottime prospettive di miglioramento ulteriore con altri 2 anni di vetro. Parliamo di un Brunello assai solido, con una sua importante carica alcolica, in cui il frutto si va assestando e fondendo assieme al legno nel suo tono più profondo e viperino. La bocca infine è davvero ricca, solenne, sostanziosa e con una sua sfaccettata eleganza. Ci sono qui insomma tutti gli elementi per ritenere questa azienda tra le protagoniste del prossimo decennio. E, senza andare troppo oltre, molto ci aspettiamo dalla vendemmia 2010, sia come Brunello che come Brunello Riserva.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.