Brunello di Montalcino 2009 92
Brunello di Montalcino 2008 91-92
Rosso di Montalcino 2012 87
È l’ultima scoperta di quest’anno, nella mattinata di venerdì 21 febbraio.
Il Brunello Verbena arriva come 14° assaggio (seguo pedissequamente l’ordine sorteggiato di anno in anno per non complicare ulteriormente il lavoro dei sommelier). Ed anche qui, all’interno di una vendemmia difficile, appare un Brunello profondo già nel colore e con un’imperiosità virile al naso particolarissima. Catrame, goudron, frutto. In bocca poi prezioso, prestante e al tempo stesso masticabilissimo.
Interrompo così la sequenza dei Brunelli. Mi faccio portare il loro Rosso di Montalcino 2012 e mi trovo davanti un Sangiovese giovane, concentrato e prorompente, verace, con poco legno, e fresco, godibilissimo, impetuoso, pieno di genuina autenticità.
La mattina dopo ho visitato l’azienda (non mi ero neanche preannunciato. Tornando verso Roma, ho fatto questo blitz così, al volo). Il proprietario Luca Nannetti fortunatamente era in cantina (in pietra, di recente costruzione o ristrutturazione accanto al casale e pulitissima, ordinata, con nuove, profumate botti, di piccole dimensioni nel centro della sala, da 40 ettolitri sul fondo). Abbiamo così iniziato ad assaggiare tutte le annate in evoluzione nei legni, potendo verificare come una nuova stella stia realmente nascendo nel panorama di Montalcino.
La particolarità di questa azienda è nelle sue vigne, magnificamente condotte, che in una parte si aprono attorno al casale (e siamo qui intorno ai 400 metri di altitudine), in un territorio dunque più freddo (e appunto più incostante), che dà però un carattere vibrante al Sangiovese, esprimendolo in modo più severo, profondo e duro, con quegli aristocratici toni di goudron e di inchiostro. Una seconda metà di vigne è invece a Castelnuovo dell’Abate, che è il versante più caldo di Montalcino, con una maggiore solarità e buona costanza e sicurezza di risultati tra le diverse annate, con un Sangiovese sicuramente più dolce, grasso, cremoso ed alcolico. Da questo mix, che ovviamente cambia di anno in anno, a seconda dell’andamento stagionale, nasce questo Brunello, in cui si vanno sapientemente a miscelare le migliori caratteristiche dei due versanti.
La conduzione tecnica è di Paolo Caciorgna, che mi sembraun’ottima garanzia, la gioventù del giovane proprietario montalcinese, Luca Nannetti, la dedizione al lavoro e la voglia di migliorarsi sono poi un altro tassello a dirmi che del Brunello Verbena molto si parlerà nel futuro.
E veniamo così a questo Brunello 2009, riassaggiato in questi giorni, che ha confermato tutto il suo spessore, il peso vero, sostanzioso e la notevole originalità dell’insieme. C’è qualcosa di questo vino che mi ha riagganciato al passato. Venti, trenta anni fa una gran parte dei piccoli produttori di Brunello apparteneva a questo versante, più ostico se vogliamo, più difficile (i grandi investimenti in vigne sul lato di Castelnuovo sono storicamente successivi). Ma io ero abituato alla durezza di questi vini, alla loro severità e come nelle grandi annate (erano più rare una volta, le stagioni erano più fredde, le vendemmie si prolungavano a rischio fino alla seconda metà di ottobre) presentassero quel goudron ficcante, quell’inchiostrato terroso, quel carattere che Veronelli definiva “viperino”.
In molti casi erano Brunelli un po’ rustici, con acidità abbastanza alte, non inappuntabili tecnicamente. Mi sono però formato con quei vini, ne porto dentro l’impronta. Ed il Verbena, che nasce per una parte su questo lato ne ricorda i tratti, ma al loro meglio e con un nitore, una bellezza virile, una precisione inappuntabile. C’è una profondità di tocco, di spazio, di vera sostanza, che poi si apre ad un frutto rosso cremoso e morbido (ed è il tratto di Castelnuovo) di bellezza ed appetitosità rara, soffuso com’è di vaniglie fascinose e catramate. La bocca conferma poi la concentrazione del vino, la grassezza del frutto e dunque la sua superba masticabilità. Brunello dunque bellissimo, eseguito magistralmente e che è andato sempre più crescendo nel bicchiere.
L’assaggio poi del 2008 conferma in pieno l’importanza di questo produttore, la profondità di carattere del suo vino, così pieno di rabbia virile e passionale. Il mezzo punto di differenza è dovuto, nel confronto, alla maggiore penetratività del 2009, che, credo, abbia un guizzo in più di margini di miglioramento nel futuro e sia in sostanza ancora più puntuto, virile e alto insomma. Però anche il 2008 è un grande Brunello, carico di suggestione, con una bocca aggressiva eppure vivida, folta, materica, con la grinta del lato nord e la crema di Castelnuovo.
Un’ultima notazione sul loro Rosso di Montalcino 2012, che è un’esemplare espressione di Sangiovese giovane, pieno, ricco, ma al tempo stesso armonioso. Rotondo e dolce poi alla bocca, generoso di sapori immediati e freschi in una tessitura nitida e prorompente. Un magnifico vino tutto pasto, abbordabile nel prezzo e di magnifica suggestione.
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