Per evidenti ragioni geografiche questo territorio l’ho seguito più di altri negli ultimi 20 anni. E da 11 curo la sezione Produttori di Vino per la Guida Ristoranti di Roma e del Lazio de La Repubblica.
Diciamo subito che, seppure in ritardo rispetto ad altre aree italiane, sono qui avvenuti mutamenti notevoli nell’elaborazione di vini interessanti ed anche importanti, che altri, guide e sedicenti esperti, non hanno mai rilevato. Ce ne facciamo tuttavia una ragione. Il luogo comune, lo scontato è rassicurante e imperversa per decenni, anche quando è ormai superato dai fatti. Andare oltre, ragionare con la propria testa, appare invece insidioso. Comunque gli ultimi anni hanno visto un miglioramento imperioso nell’intera regione (basandosi in fondo su tutta l’esperienza che gli altri territori italiani avevano accumulato nel quarto di secolo precedente), sia sui vitigni autoctoni e nei loro aerali storici (con una presa di coscienza delle possibilità espressive, ad esempio, del Cesanese, del Nero Buono di Cori oppure di biotipi recuperati come l’esemplare Giacché), sia poi sui vitigni internazionali, che hanno trovato vere e proprie aree di elezione, ma anche interpreti di qualità ad indizio di una cultura del vino che si va radicando un po’ in tutta la regione. Riferiamo così dei nostri migliori, ultimi assaggi.
Paolo e Noemia D’Amico
Casale del Giglio
Marco Carpineti
San Giovenale
Piana dei Castelli
Cincinnato
Casale Cento Corvi
Falesco
Colle Picchioni
La Ferriera
Trebotti
Tenuta Santa Lucia
Giovanni Terenzi
Pileum
Trappolini
Tenuta di Fiorano
Formiconi
Coletti Conti
Omina Romana
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