Apolide 2010 91-92
Il tesoro nascosto. Perché del Nero Buono per decenni se ne è saputo poco o niente. Miscelato in qualche etichetta di rosso, un po’ confuso, un po’ coperto. Ed è stata la caparbietà di Marco Carpineti a selezionarlo in modo perentorio con la vendemmia 2007, vinificarlo separatamente, elevarlo in buoni legni ed a proporlo infine in bottiglia dopo un buon affinamento, lasciando davvero storditi i puri di cuore, quelli che non partono dal pregiudizio “questo vitigno può dare solo vini freschi e scorrevoli”. Detto poi sulla base di cosa? Studi scientifici? Anni di lavoro sul campo? Ma per piacere.
Nasce così appunto l’Apolide 2007 (parola ovviamente polemica, visto che nemmeno Cori e le sue istituzioni nel tempo hanno tanto creduto nel vitigno, non depositandone il nome e non legandolo così al proprio territorio, come era necessario che fosse), ed è un grande rosso che lascia stupefatti per quanto appare subito monumentale e solenne, tannico ed aggressivo.
Probabilmente era giusto esordire proprio con un’annata così stentorea per lasciare il segno. Cui è poi seguita una 2009 più opulenta, radiosa, sorridente, che ne delinea le polpe, i frutti, ne offre i seni carnosi e morbidi. Rosso che ci è piaciuto moltissimo, che conserviamo in cantina come una delle cose più care.
L’Apolide 2010 in uscita oggi è la sintesi esemplare delle due annate precedenti, forte tannicità, ma gran frutto a supportarlo ed il segno che un grande rosso del Lazio è nato, esiste ed offre profondità, complessità da vendere, un suo magnifico frutto di bacche nere mature e cioccolatose, una bocca lunga e fascinosa, anche pienamente grassa e masticabile.
Ma è tutta l’azienda Carpineti ad essere esemplare, nel senso che non sbaglia un vino. Mi è capitato sempre di pensare in questi anni, ogni volta che arrivavano i campioni per la Guida “Ma non ce n’è uno che abbia una pecca, un’imprecisione”. A varie fasce di prezzo e di importanza, i vini sono stati sempre impeccabili. Tentare così il suo Capolemole Bianco e Rosso, il Moro (che è un vino bianco da Greco Moro) oppure il Brut o il passito Ludum (tanto per dare anche la dimensione di quanto ampia sia l’intera progettazione dei vini) e possiamo fare scoperte sorprendenti, con etichette in commercio sempre dal magnifico rapporto qualità-prezzo.
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